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Fao: CoVid-19, prezzi materie prime alimentari al minimo da un anno e mezzo
Continua l’effetto CoVid-19 sui prezzi delle materie prime alimentari. A maggio si è registrato il quarto mese consecutivo di calo, secondo la Fao. L’indice dei prezzi delle commodities alimentari ha raggiunto i 162,5 punti, il livello più basso da diciassette mesi, da dicembre 2018. Le conseguenze della pandemia si sono fatte sentire con un indebolimento della domanda a fronte di una certa solidità delle scorte. La contrazione rispetto ad aprile 2020 è stata dell’1,9%.
Cereali
L’indice dei prezzi dei cereali ha raggiunto 162,2 punti, in calo dell’1% rispetto ad aprile. Solo i prezzi del riso sono aumentati grazie alle quotazioni in rialzo delle varietà Japonica e Basmati. Per il grano, dopo l’incremento di aprile, i prezzi all’export sono scesi per le previsioni sulle abbondanti forniture globali, perdendo quasi il 2%. Quarto mese di calo per il mais, addirittura negli Usa il cereale ha ceduto il 16% rispetto allo scorso maggio. Pesano la bassa domanda della mangimistica e del settore energetico e le abbondanti forniture.
Dalla cerealicoltura mondiale arrivano dunque segnali di una produzione a livelli incoraggianti, nonostante la pandemia. Le previsioni indicano come possibile un aumento del 2,6% rispetto al 2019/20, con il record di 2.780 milioni di tonnellate di cereali. La voce maggiore di questo aumento è rappresentata dal mais (+64,5 mil di t, per un totale di 1.207 mil di t) grazie ai raccolti di Usa, Ucraina, Brasile e Argentina. Per il riso è massimo storico, a 508,7 mil di t, con la Cina in ripresa, mentre per il grano è calo produttivo. La contrazione di Ue, Ucraina e Usa controbilancerà l’aumento di Russia e Australia.
Crescerà anche il consumo (+1,6%) sostenuto da un maggior impiego soprattutto per la mangimistica ma anche per l’industria alimentare. Ancora una volta a farla da padrona è il mais. Livelli eccezionali per le scorte finali, a 927 mil di t, con il rapporto tra stock e consumo a 32,9%. Per i cereali secondari sarà il record degli ultimi vent’anni, mentre per il grano ci sarà una leggera flessione a livello globale, più marcata per i principali esportatori. In rialzo anche gli scambi internazionali di cereali con un aumento del 2,2% del commercio, pari a 433 mil di t, grazie in particolare al traino del riso ma anche alle buone prestazioni di mais e grano. Per il mais l’incremento previsto è dell’1,2%, sostenuto dalla crescente domanda dai Paesi importatori per l’uso nella mangimistica: le abbondanti forniture rendono infatti il cereale più competitivo rispetto al grano.
Carne
Quasi stabili i prezzi della carne, -0,8% su aprile, ma comunque in calo in media del 3,6% rispetto a maggio 2019. In crescita le quotazioni della carne bovina grazie alla domanda di importazioni e alle minori forniture da Brasile e Oceania, riflettendo l’avvio della fase di ristallo. In calo, invece, i prezzi di pollo e suini a fronte dell’alta disponibilità per l’export dei Paesi produttori nonostante l’aumento della domanda dai Paesi importatori dell’Asia orientale con l’allentamento delle misure anti-CoVid-19.
Latte e derivati
Sono 181,8 i punti dell’indice dei prezzi nel settore lattiero caseario, in calo del 7,3%. È il terzo mese consecutivo di segno meno. Le quotazioni del burro e del formaggio sono calate fortemente, sfiorando il -20%, per la minore offerta stagionale e la minore domanda di import. Nonostante le disponibilità ampie per l’export e le scorte, le quotazioni del latte in polvere sono diminuite di poco: i prezzi bassi e la ritrovata dinamicità dell’economia cinese hanno sostenuto gli acquisti.
Zucchero
Lo zucchero è l’unica materia prima che ha visto aumentare l’indice dei prezzi, di ben il 7,4%. La materia prima ha così recuperato oltre la metà del calo precedente grazie alla ripresa dei prezzi internazionali del greggio e dei raccolti minori del previsto in India (il secondo produttore) e Thailandia (il secondo esportatore). Il livello dell’indice è pari a 155,6 punti
Oli vegetali
Riduzione del 2,8% per l’indice dei prezzi degli oli vegetali, fermo a 128,1 punti, il minimo in dieci mesi. Ad alimentare il calo è ancora l’olio di palma (quattro mesi di calo) per la minore domanda di import a livello mondiale, per la pandemia, e maggiore disponibilità per i Paesi esportatori. In controtendenza, invece, i prezzi di olio di colza e girasole.
Foto: Pixabay
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