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Fao, nel 2020/21 produzione di cereali in aumento nonostante la pandemia
Le misure anti-CoVid-19 hanno certamente condizionato il mercato delle materie prime alimentari, ma il settore ha mostrato una buona capacità di tenuta. Lo scenario non sarà paragonabile a quello della crisi globale dei prezzi alimentari del 2007-08, spiega la Fao nel Food Outlook, il report con le previsioni dell’andamento economico del settore per la prossima stagione. Le scorte sono abbondanti, i prezzi internazionali delle commodities sono bassi e il commercio è più ampio, con la presenza di più Paesi sia importatori che esportatori.
Le difficoltà ci sono comunque state, in particolare per le difficoltà di accesso al cibo: "Mentre il CoVid-19 ha rappresentato una seria minaccia per la sicurezza alimentare, nel complesso la nostra analisi mostra che, dal punto di vista globale, i mercati delle materie prime agricole si stanno dimostrando più resilienti alla pandemia rispetto a molti altri settori", sottolinea Boubaker Ben-Belhassen, direttore della Divisione Commercio e Mercati della Fao.
Cereali
Lo stato di salute del settore cerealicolo è esemplificativo. Nonostante le incertezze dovute alla pandemia, la Fao prevede una situazione rassicurante per il 2020/21. Le prime prospettive indicano che nel 2020 la produzione cerealicola mondiale supererà del 2,6% il livello dello scorso anno, che già aveva fatto segnare un record. Il livello della produzione è previsto a 2780 milioni di tonnellate, quasi 70 milioni in più sul 2019. Anche il consumo è previsto in aumento: + 1,6% su base annua, sostenuto in particolare dalla mangimistica.
Tra le colture il mais farà segnare un incremento della produzione, soprattutto grazie ai raccolti record di Usa, Ucraina e Canada, con un corrispondente aumento della domanda. Il grano invece vedrà produzione e consumo in calo.
In generale le scorte finali toccheranno un nuovo record con un aumento del 5% rispetto ai livelli iniziali: il rapporto scorte/consumo riflette una situazione confortevole sul fronte delle forniture. È pari al 32,9% ed è sufficiente confrontarlo con il 21,2% del 2007/08 per avere l’idea del livello di sicurezza alimentare. Infine anche il commercio mondiale dovrebbe stabilire un nuovo record: +2,2% rispetto al 2019/20 grazie all’aumento degli scambi di tutte le principali colture.
Oli
Tutt’altra tendenza per i semi oleosi e i loro derivati. La Fao indica infatti una contrazione tra domanda e offerta, con una netta flessione della produzione. Dopo il record produttivo della passata stagione, l’offerta nel 2020/21 dovrebbe rimanere invece limitata rispetto alla domanda. I cali più marcati riguarderanno soprattutto la soia e la colza, senza essere controbilanciati dalle buone performance delle altre colture. Sulla soia pesano le avverse condizioni climatiche degli Stati Uniti, con meno piantagioni e raccolti, mentre per la colza la contrazione riguarda Ue e Canada. A fronte di un aumento del consumo ci sarà, pertanto, un netto calo del rapporto con le scorte.
Anche la produzione di oli e grassi vegetali è prevista in calo e allo stesso tempo si prevede un arresto della crescita del consumo globale, sia per l’alimentazione che nel settore energetico per le conseguenze della pandemia.
In generale il comparto degli oli vegetali, oltre all’incertezza per l’evolversi della situazione pandemica, deve fare i conti anche con le relazioni commerciali Usa-Cina e con le politiche energetiche nazionali.
Zucchero
Nel 2019/20 la produzione mondiale di zucchero dovrebbe diminuire per il secondo anno consecutivo e scendere al di sotto del livello stimato per il consumo globale per la prima volta in tre anni. Diminuirà nell’Unione europea e in India, neutralizzando l’aumento di Brasile, Cina e Russia. Per la domanda la crescita del consumo sarà comunque poco marcata per via della pandemia.
I prezzi dello zucchero sono in calo dalla metà del 2017 e a poco sono valse le previsioni di deficit globale nella produzione per il 2019/20. Il livello è al di sotto dei costi di produzione stimati per i principali produttori mondiali. I prezzi in calo e la necessità di aumentare le scorte in alcuni Paesi forti importatori dovrebbe portare a un aumento della domanda di import, anche se le restrizioni alle spedizioni all’estero in alcuni Paesi potrebbero frenare questa tendenza. In ogni caso l’export del Brasile, maggiore produttore di zucchero, è previsto in aumento.
Foto: Pixabay
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